Benjamin Franklin, come appare nel ritratto in antiporta dell'autobiografia |
Sia l'autobiografia che la traduzione italiana (1830) dovrebbero essere completamente scoperte da diritti d'autore, quindi non credo che qualcuno si lamenterà se ricopio qui tutto il testo utilizzato dal traduttore. Buona lettura!
La bella gamba e la gamba deforme
Vi sono nel mondo due sorta di persone, che con gradi eguali di salute, di ricchezza, e delle altre piacevolezze della vita, divengono le une felici e le altre miserabili. Ciò nasce in gran parte dal diverso modo di considerare le cose, le persone, e gli avvenimenti, e dall'effetto che questi diversi punti di vista producono sull'animo loro.
In qualunque situazione gli uomini siano posti, vi possono rinvenire vantaggi, ed inconvenienti, in qualsivoglia società vadano, possono trovarvi persone, e conversazioni più o meno amabili, a qualsiasi mensa, cibi, e bibite di gusto più o meno delicato, piatti un po' meglio, o un po' più male conditi, in qualunque clima, bello, e cattivo tempo; sotto tutti i governi, buone o cattive leggi, e queste leggi bene, o mal eseguite; in ogni opera d'ingegno bellezze ed errori; finalmente in quasi tutti i volti, in quasi tutte le persone, possono discoprire bei lineamenti, e difetti, qualità buone e cattive.
In tali circostanze le due sorta di persone, di cui or ora abbiam parlato, fissano diversamente la loro attenzione. Quelle, che son disposte ad esser felici, non considerano, se non quanto vi ha di gradevole nelle cose, e di sollazzevole nelle conversazioni, i camangiari ben preparati, i vini squisiti, il bel tempo, e ne godono con diletto; quelle persone invece, che sono destinate ad essere infelici, osservano l'opposto, e di altro non ragionano. Perciò sono esse continuamente scontente, e colle increscevoli loro note disturbano i piaceri della società, recano a molti oltraggio, e sono di peso dappertutto, ove vanno. Se somigliante piega della mente fosse data dalla natura, queste infelici persone sarebbero maggiormente da compiangere. Ma la tendenza a criticare, ad essere malcontenti, è, per avventura, opera originalmente della imitazione, e solo per inavvertenza si converte in abitudine, la quale, per quanto sia radicata, può essere tolta, se chi l'ha è convinto de' suoi tristi effetti sulla di lui felicità. Io spero dunque che questo picciolo avvertimento sia per essere giovevole a quei che si trovano in simile stato, e che potrà contribuire a far loro cambiare un abito, il quale, sebbene sia opera principalmente della immaginazione, porta però seco gravi conseguenze nel corso della vita, e cagiona reali dispiaceri ed infortunii.
Persone di tal fatta molti offendono, e da nessuno sono amate; e però non vengono loro usati, che i più comuni tratti di civiltà e di riguardo, e questi a mala pena; il che le mette sovente di cattivo umore e le trae a disputare ed a querelarsi. Se mirano ad ottenere qualche avanzamento di rango o di fortuna, nessuno fa voti pel loro successo, e muove un passo o dice una parola per favoreggiare le loro pretensioni. Se incorrono la censura del pubblico o provano qualche disgrazia, nessuno le difende o le scusa, e molti si uniscono ad ingrandire i loro torti ed a renderli compiutamente odiosi. Quando dunque tali persone non si risolvano a cambiare le loro abitudini ed a consentire di essere soddisfatte di ciò che è gradevole, senza tormentare sè stessi e gli altri colle loro contrarietà, giova schivare con esse ogni familiarità, che riesce sempre dispiacevole, e talvolta pericolosa, segnatamente, allorchè ci troviamo avviluppati nelle loro querele.
Un vecchio filosofo mio amico era divenuto per esperienza diffidentissimo su tale proposito, ed evitava con ogni cura di aver alcuna intrinsichezza con simil gente. Egli aveva, come gli altri filosofi, un termometro per conoscere il grado di calore dell'atmosfera, ed un barometro per osservare se il tempo era per essere buono, o cattivo. Ma, siccome non è stato per anco inventato alcun istromento per iscoprire, a prima vista, in una persona la ingrata disposizione testè avvertita, si serviva per tale oggetto delle sue gambe, di cui l'una era benissimo fatta, mentre l'altra per qualche accidente era storta e deforme. Se un forestiere al primo incontro mirava più alla sua gamba brutta, che alla bella, incominciava a diffidare, e se lo stesso forestiero gli parlava di questa brutta gamba e nulla gli diceva della bella, ciò bastava per determinare il mio filosofo a non aver più alcuna relazione con esso lui. Non tutti posseggono un siffatto stromento a due gambe. Ma, facendovi attenzione, ognuno può osservare i segnali di questa disposizione a censurare, a trovar difetti e prendere la stessa risoluzione di sfuggire la conoscenza degli sgraziati, che ne sono infetti. Avverto dunque somiglianti persone, intente solo a biasimare, sempre querule, scontente, misere, che, se vogliono essere rispettate ed amate, e trovar in sè stesse la felicità, cessar deggiono dal rimirare la gamba storta.
Non male come introduzione al proprio lavoro, vero? E quindi attenzione: fate sempre caso a che gamba state guardando... Un avvertimento anche per il sottoscritto, visto che osservo spesso il lato negativo degli avvenimenti.
Se state cercando il testo originale in lingua del racconto, eccolo qui.
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