- TITOLO: Dance Dance Dance
- AUTORE: Haruki Murakami
- TRADUTTORE: Giorgio Amitrano
- EDIZIONE: Einaudi, 2011
- PROVENIENZA: Libreria, nuovo
La vita è un continuo crearsi e recidersi di collegamenti: le amicizie, gli affetti, gli oggetti posseduti, il lavoro, la casa... ma i collegamenti sono quasi del tutto scomparsi dalla vita del protagonista (una specie di giornalista freelance) dopo il divorzio dalla moglie, la morte di un amico in circostanze poco chiare e la scomparsa improvvisa di un'amante. Una vita che sembra una spoglia stanza con una porta d'ingresso e una di uscita: passati attraverso quest'ultima, si scompare per sempre.
Ma questa volta qualcuno è tornato: una presenza che si manifesta dapprima attraverso i sogni, poi attraverso visioni e strane apparizioni. Questo ritorno spingerà il protagonista al tentativo di riallacciare i collegamenti, uno sforzo che ci porterà a esplorare luoghi inquietanti e fantasmagorici, come il Dolphin Hotel: uno scalcinato albergo che sembra esistere in una regione fuori dallo spazio e dal tempo, o come una stanza in un edificio di Honolulu, dove sei scheletri sono bloccati in atteggiamenti di vita quotidiana. I personaggi che accompagneranno lettore e protagonista non sono da meno: un attore affascinante ma frustrato dalla vita, un poeta monco (che taglia benissimo i tramezzini), una bellissima tredicenne dotata di capacità psichiche e strani genitori, un uomo vestito con pelli di pecora che abita in una stanza fuori dalla realtà e una prostituta che forse è morta... o forse no.
Grazie a questi ingredienti Murakami riesce a tenere il lettore in un costante stato di alienazione, contrapponendo situazioni tanto concrete da risultare assurde (come le conseguenze di un capitalismo estremo, dove si spende solo per scaricare dalle tasse... perfino quando si cerca una squillo) a situazioni incredibili ma terribilmente concrete (come l'impossibile stanza degli scheletri).
Ecco un passo che riassume bene la sensazione trasmessa dal romanzo:
La mia mente era malata? Cominciava a dar segni di follia?Personalmente non sono mai stato in grado di leggere di seguito due romanzi di Murakami: trovo necessario intervallarli con altre letture per scrollarmi di dosso il senso di inquietudine che mi lasciano. Non bisogna confondere questa mia necessità con un giudizio negativo, tutt'altro... come per del buon cibo: è piacevole mangiarlo, bisogna stare attenti a non ingozzarsi e fare indigestione!
O era la realtà ad essere folle e malata?
Non capivo. Troppe cose mi risultavano incomprensibili. In ogni caso dovevo mettere ordine in quella situazione confusa e senza sbocco.
Nessun commento:
Posta un commento