Se per sciagura le nove sirocchieAvesser letto le capitolesse,O, per me' dir, quelle maccheroneeDi voi altri poeti da conocchie,I quali il forno e le castagne lesseLodaste, e fiche mucide e plebee,E mill'altre giorneeDa intorbidar Parnaso ed Elicona;Tutte insieme v'avrien fatte le fiche,E datovi coronaO di foglie di bietole o d'ortiche:Poi ch'alcun capricciosoAncor non è stato osoDella salsiccia empirsi mai la gola,Ch' è così buona, e si dolce unto cola.
O Bolognesi, i vostri salsiccioni,Massime messi in grasso e buon budello,Non son ei proprio un cibo da poeta?Tutti i prelati ricchi, e signor buoni,Gli uomini dotti, e quei ch'han buon cervello,Ogni bella e gentil donna discreta,Spendon la lor monetaPiù volentier ne' vostri buon cotali,E 'n qualche saporita lingua ancoraDi giovani animali,Ch' appena il pel di nuovo gettin fuora,Che 'n carne di vitella,Sia pur tenera e bella:Che'n ver, quanto più grosso è il cibo e sodo,Meglio entra, nutre più, sta più a tuo modo.
Mangiasi la Salsiccia innanzi e drieto,A pranso, a cena, o vuo'a lesso, o vuo'arrosto,Arrosto e dietro è più da grandi assai;Innanzi e lessa, a dirti un bel segreto,Non l'usar mai, fin che non passa Agosto,Ch' al sollion la nuoce sempremai.E se cercando vaiSe dall'uomo alla donna è differenza,Nel modo dell'usar questa faccenda,Secondo la sentenzaDi chi par che del cibo ben s'intenda,Dico che in ogni parteIl mangiarla è loro arte,Se non se certe mone schifa il poco,Che ne vogliono dietro poco poco.
Fassi buona Salsiccia d'ogni carne:Dicon l'istorie, che d'un bel torelloDedalo salsicciajo già fece farla,E a Mona Pasife diè a mangiarne.Molti oggidì la fan coll'asinello,Semiramis di caval volse usarla:Ateneo Greco parla,Ch' uno in egitto la facea co' cani.Io per me la vorrei della nostraleFatta colle mie mani,E grossa, e soda, e rossa, e naturale,E in budei ben netti.O vecchi benedetti,Questo e quel cibo che vi fa tornare,Giovani e lieti, e spesso anco al zinnare.
Fur le salsicce abeterno ordinate,Per trastullar chi ne veniva al mondoCon quell'unto, che cola da lor spesso:E quando elle son cotte e rigonfiate,Le si mettono in tavola nel tondo.Altri son che le vogliono nel pan fessoMa rari il fanno adesso;Che 'l tondo in ver riesce più pulito,Nè, come il pan, succia l'untume tutto.Ognun pigli il partitoSecondo che gli piace, molle o asciutto:Basta che i salsicciuoliCotti ne' bigonciuoli,Donne, dove voi fatte i sanguinacci,Son cagione che degli uomini si facci.
Canzon, vanne in Fiorenza a que' poeti,E palesa i segretiDella salsiccia, e dì' lor, ch'al distrettoQuesto cibo d'ogni altro è più perfetto.
Aggiornamento 03/02/2011 - Ore 11:17
Ho trovato qui una biografia del Lasca più esauriente di quelle cinque righe in croce disponibili su Wikipedia.
Fabio, questa è quasi meglio di Ceca mi feca!!!!!! Bel post e mi piace soprattutto la nuova descrizione del mercatopo maschio e della mercatopa femmina!!! ;-)
RispondiEliminaDai, almeno questa ha un senso in confronto a Ceca...
RispondiEliminaVisto lo spazio-documentario sul mercatopo, eh? Sto ancora aspettando che Giada se ne accorga per vedere la reazione :-)