sabato 5 ottobre 2013

Potrebbe piovere


Ammetto di aver ignorato il blog per qualche tempo (ok, ok, non scrivo da mesi) ma ho la scusa pronta: prima di tutto il mio ex-lavoro (o l'ex-mio lavoro?) a Ravenna ha occupato la maggior parte del mio tempo, impedendomi di dedicarmi a progetti o ricerche "serie". Terminato l'impiego ho deciso di tentare un disperato recupero del tempo "perso", lanciandomi a capofitto nella riparazione di uno stock di apparecchiature e schede accumulate durante i mesi precedenti.
La mia postazione di lavoro con due "pazienti"
Il progetto originale prevedeva la redazione di un resoconto dettagliato per ogni riparazione, preceduto una breve introduzione sulla scheda e sul gioco in essa contenuto, seguiti magari da un breve video. Ovviamente nulla (o quasi, visto che c'è qualcosina sulla mia pagina di G+) si è materializzato: la ragione principale è il ritmo serrato tra i miei interventi (estenuante... Roba da catena di montaggio!). Ecco un breve assaggio di quello che ho combinato e che potrei riutilizzare per futuri articoli più corposi. Ad esempio, potrei partire con qualche articolo sui giochi "arcade" che ho recuperato...

venerdì 31 maggio 2013

Rara stupidità

Quando decisi di registrare le idiozie somministratemi quotidianamente durante gli spostamenti casa-lavoro, ero convinto che la scarsità di materiale non sarebbe stata un problema: di sciocchezze è pieno il mondo, abbastanza per ammassarne in fretta una quantità tale da rendere possibili pubblicazioni consistenti e (soprattutto) costanti, questo pensavo. E pensavo male, o quasi.
Non mi sono sbagliato sulla quantità, ma sulla qualità: non ho tenuto presente che dalla maggior parte delle stupidaggini è difficile trarre materiale buono per un ghigno, figuriamoci una risata. Ironicamente, mi verrebbe da dire che alla maggior parte delle idiozie manca il  colpo di genio: sono noiose, scontate, banali, prive di quel colpo di coda che le trasforma in perle d'umorismo involontario.

La stupidità, quando viene ascoltata con attenzione è anche peggio di quello che sembra di primo acchito. Sorprendente, vero?

lunedì 6 maggio 2013

Quei figli di una volta


Con lo scorso articolo decisi di rendervi partecipi delle mie avventure pendolariche sul trenino che mi scarrozza attraverso la tratta Ferrara/Ravenna. Rileggendomi, ammetto di essermi fatto prendere un po' la mano: forse ho calcato troppo sugli aspetti meno positivi del viaggio, che, ci tengo a precisarlo, sono inezie per chi come me ha passato l'adolescenza sulla famigerata tratta Codigoro/Ferrara, provvista di treni che non avrebbero fatto sfigurare convogli costruiti in quegli anni dove le ascelle destre erano sempre più arieggiate delle sinistre.

Ma sto divagando.
Ho deciso che questo articolo lascerà perdere le rotaie per dedicarsi alla terza parte del mio viaggio: la traversata con l'autobus.

L'autobus è un microcosmo: dotato di un clima proprio, una fauna e, nei mesi più caldi e umidi, anche di una flora (saldamente radicata negli interstizi tra le guaine dei finestrini). Gli spazi angusti favoriscono la promiscuità tra i frequentatori e rendono impossibile ricavarsi uno spazio dove appartarsi senza subire interferenze dalla vecchietta di turno, decisa a raccontarti che, si, lei a quell'arpia della nuora caverebbe proprio gli occhi e che figli come quelli di una volta non se ne fanno più. La sorprendente competitività connaturata all'ambiente spinge alla formazione di tribù in lotta per motivi per la conquista di obiettivi strategici (una volta, un gruppo di signore si lamentò del fatto che suonai prima di loro il campanello per richiedere la fermata), esponendo lo sprovveduto utente al rischio di trovarsi coinvolto in una faida geriatrica tra gruppetti di signore attempate.

Da Monty Python's Flying Circus

domenica 14 aprile 2013

Oui, je suis pendolare

Non credo si possa negare come anche il più trasandato dei treni abbia un fascino particolare: forse è vedere il paesaggio che scorre dal finestrino (spesso reso opaco da strati geologici di sebo irrancidito, depositato dalla frizione delle mani di centinaia viaggiatori che, poco attenti ai problemi causati da una scarsa igiene personale, hanno invano tentato di ripulirne la superficie), forse è sentire il rumore ritmato delle rotaie che scorrono velocemente (ma se prendete un interregionale, neanche troppo) sotto di voi durante un viaggio, forse è tentare di terminare quel capitolo che avete appena iniziato, prima che il treno giunga a destinazione, obbligandovi a continuare il giorno successivo (dipendentemente dalla tratta e dalla vostra sfiga, potreste anche rischiare di finire il capitolo, quello successivo e forse pure tutto il libro), forse è trovare un compagno di viaggio con il quale condividere interessanti conversazioni, come in quel racconto di Čechov (ma potreste anche trovarne che vi faranno venire in mente i celeberrimi animali di un altro noto medico russo, noto per gli studi sui riflessi condizionati).
Avendo il piacere di poter saziare quasi quotidianamente il mio spirito di tali esperienze (leggasi, sono pendolare e devo farmi 2 ore di treno al giorno, salvo ritardi) ho deciso di raccogliere quotidianamente le riflessioni e i discorsi dei miei ciarlieri compagni di viaggio, in modo da poter condividere con tutti i miei lettori questa entusiasmante occasione di pace e crescita interiore.

lunedì 14 gennaio 2013

Mercatino a Portomaggiore (FE), Sabato 12/1/2013

Ubicazione: Portomaggiore
Dopo settimane di astinenza dai mercatini, ho deciso di riprendere con Portomaggiore il sabato e Stellata di Bondeno la domenica. Per quanto riguarda quest'ultimo, lasciamo perdere: è almeno il terzo mese consecutivo che i poveri partecipanti si beccano una doccia fredda.
Il mercatino di Portomaggiore invece non è stato male: ho l'impressione che si stia lentamente estendendo.
Non ho portato a casa molto, solo un Dylan Dog (ho ricominciato a collezionarli!) e un piccolo schermo LCD con ingressi VGA/Composito che tornerà sicuramente utile per i miei futuri
esperimenti con il computer Raspberry Pi.

martedì 8 gennaio 2013

Pronto Internet? Qui parla il '60

Fingendo spudoratamente di non essere stato latitante per due mesi, eccomi tornato per mostrarvi qualche foto di un lavoretto sul quale ho passato qualche ora libera della scorsa settimana:
Un autentico Bigrigio da parete, dritto dritto dagli anni '60!
C'è chi per il compleanno si fa il telefono nuovo e c'è chi no. C'è anche chi si fa il telefono vecchio.
Ho sempre avuto una fissa per i telefoni a disco combinatore, forse perché fanno riemergere un qualche ricordo d'infanzia o forse perché sono semplicemente belli! E poi a quel suono di ingranaggi ogni volta che si ruota il selettore il DTMF gli fa un baffo!

Ho trovato un bell'esemplare di bigrigio (nomignolo nato dal doppio colore della scocca e della cornetta) Face Standard F.63 al mercatino della comunità Emmaus Italia di San Nicolò (FE) (a proposito, andateci!). L'idea è stata subito quella di collegarlo a un centralino Voice-over-IP per telefonare via internet, aggiungendo un tono decisamente retrò alla discussione (la mia ragazza, prosaicamente, dice semplicemente "guarda che quando usi quel telefono ti sento lontano").

A seguire, qualche foto delle operazioni di pulizia (e disinfezione: c'erano incrostazioni di... di... roba arancione) dell'apparecchio.